Recensioni Band
Recensione Per The Sovran
I Sovran si formano nel 1998, ma, a seguito di uno stop quasi subitaneo, iniziano a far girare veramente i motori solo a partire dal 2003, suonando ovunque e producendo una trafila infinita di demo. Solo adesso, nel 2011, hanno avuto la possibilità di far uscire il loro debutto ufficiale. E ascoltando “No Song For A Non-Generation” non si può far a meno di pensare quanto sia difficile suonare rock in Italia, se anche una band dalle ottime qualità come questa ha dovuto aspettare otto anni prima di riuscire ad emergere minimamente dall’underground. Captain T, cantante e chitarrista del gruppo tarantino, descrive il loro sound quale possibile incontro fra Motorhead e Killing Joke. In effetti tracce di Lemmy e soci possono esser rintracciate in “Rock’n’Roll Robber”, mentre Jaz Coleman e accoliti si rivelano nell’atmosfera del brano che chiude l’album (ma di questo parleremo più avanti).Non sono queste, però, le influenze principali dei Nostri. Si tratta solo di ulteriori spunti in grado di rendere più interessante un hard rock fortemente condizionato dal punk che guarda soprattutto al movimento scan rock, tant’è vero che non è difficile udire parecchi rimandi all’umore incandescente di act come Hellacopters, Hardcore Superstar e Turbonegro nelle tiratissime “Revolution N. 10”, “Under The Flash”, “Detonation”, “Hell Yeah!” e “The Sovran Is Dead”, canzoni che macinano punk’n’roll, hardcore melodico e persino alcuni rimandi allo sleaze/glam metal come nulla fosse, con il tiro giusto. Tuttavia, le sorprese maggiori le offrono le più lente “Looking For” e “Generation”, in cui la voce di Cpt. T e certi riflessi decadenti richiamano l’Iggy Pop di fine anni Settanta, e soprattutto la conclusiva “Europa”, omaggio ai Kraftwerk non solo per il titolo, ma anche per le citazioni in essa contenute; un incedere meccanico – paranoico fa da sfondo a un testo che include parole come “Radioactivity” e “Trans Europa Express”, fino alla citazione di quest’ultimo, brano – simbolo del quartetto teutonico, del quale viene ripreso il tema principale. Davvero una bella sorpresa. Speriamo che “No Song For A Non-Generation” serva a far decollare davvero la carriera dei Sovran. Stefano Masganetti OUTUNE.NET
4758 giorni fa · Da MJ-management Rock
Recensione Per The Sovran
Interessante e fresca proposta questa dei The Sovran, band attiva già dal 1997 e con alle spalle un congruo numero di testimonianze concretizzatesi nel rilascio di diversi promo, supportati da una intensa attività live che, ascoltate le undici tracce presenti su No song for a non-generation, costituisce sicuramente l’ambiente prediletto dell’energico quartetto. Uno scatenato e scatenante r’n'r punkeggiante (“Hell yeah!”), con riferimenti e spunti diversi che vanno dal garage rock (“Looking for”) al sound pesante e magmatico degli immensi Killing Joke, ecco di che si nutrono Captain T e compari, con una resa finale che rende pienamente giustizia alle loro (lodevoli) intenzioni. Chitarre sferraglianti e motorheadiane, un bel cantato virile e declamatorio ed una sezione ritmica corposa, ad ascoltarli di primo acchito parrebbero provenire da Helsinki ed invece… The Sovran, alla luce di quanto ci fanno ascoltare in “Under the flash”, “Revolution #10″ ed in “One million horses” sfatano il mito della Grande Scandinavia del Rock, eppoi piazzano il definitivo colpo vincente con la coda di “Europa”, brano che nei suoi quattro minuti scarsi incrocia mille influenze diverse e che si rivela come uno dei più belli che il vostro modesto scribacchino abbia avuto la fortuna di ascoltare in… troppi anni, traducendo al meglio le urgenze espressive di Red Lorry Yellow Lorry, Stooges, Wall Of Voodoo, ancora Killing Joke, in un caleidoscopio di emozioni che non cessano nemmeno al morir lento del pezzo, con una chitarra lancinante che vi accompagnerà alla tomba dell’umanità. Grande disco, punto e basta! Hadrianus - VER SACRUM
4758 giorni fa · Da MJ-management Rock
Recensione Per The Sovran
Tra la fine degli anni’90 e l’inizio del ventunesimo secolo gruppi come Hellacopters, Gluecifer, Turbonegro e Backyard Babies hanno contribuito a far esplodere la cosiddetta scena ‘scan rock’ in tutta Europa, plasmando un pugno di dischi che di fatto hanno forgiato la storia del genere. Come usualmente avviene, dopo il cosiddetto periodo di massimo splendore, è iniziata una lenta discesa verso l’oblio, spesso causata dal panorama sempre più saturato da cloni più o meno dotati che hanno vissuto furbescamente ad arte di luce riflessa. Parallelamente, la storia dei The Sovran inizia in Italia nel 1997 e, dopo ben quattordici anni trascorsi a farsi le ossa nell’underground tra alti e bassi, il gruppo incide un disco che sa quasi di miracolo. In poco più di mezz’ora veniamo travolti da undici canzoni mozzafiato splendide nella propria aggressiva essenzialità, ma al tempo stesso esaltate da un songwriting avvincente, maturo ed impregnato di un vago retrogusto oscuro. "Revolution #10" e "Under The Flash" sono canzoni che parlano il linguaggio più schietto e sguaiato del punk, mentre "Generation" mitiga temporaneamente la tempesta ormonale prodotta dai Nostri, esaltando al tempo stesso la propria sensuale irriverenza. Ma la vera e propria sorpresa arriva da "Europa", brano che già dal titolo ci rimanda agli umori austeri della new wave glaciale e robotica dei Kraftwerk, in questo caso masticata e metabolizzata da un’architettura chitarristica meccanica ed ipnotica. Chiudiamo la partita con un vero e proprio azzardo: "No Song For A Non-Generation" è semplicemente il miglior disco rock’n'roll prodotto negli ultimi dieci anni. Vogliamo scommettere? Gennaro Dileo - METALITALIA
4758 giorni fa · Da MJ-management Rock
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