Emettono i primi vagiti con questo demo i Madrelingua, band milanese con il destino scritto nel nome. Cantare in italiano la musica rock. Ascoltarli è come fare un balzo negli anni 90, e non certo quelli dei tempi migliori. Il fatto che sia difficile fare musica originale non è necessariamente una giustificazione per rimare appesi al filo dei ricordi, o, meglio, degli accordi che più sono familiari. Anche perché qui il ritmo si affatica pezzo dopo pezzo, arrancando in salita, e la voce (maschia quanto basta) si spezza sulle note alte e finisce in un grido rotto e roco, di feroce agonia.
C'è da dire, però, che "Fate il nostro gioco" è stato confezionato solo dopo sei mesi che il gruppo ha deciso d'esser tale e, in questo caso, la prima prova si può considerare alla stregua di un esperimento di gradimento. Una sorta di test per capire se la strada presa è quella giusta. E il percorso che comincia con la ballata "E di me e di te e di noi", e si conclude con la ballata "Non voglio tornare giù", passando per l'(ennesima) ballata "Pensare a te", rischia di essere un eterno ritorno all'uguale. Noioso e fine a se stesso.
Ma in mezzo a tutto questo déjà vu, sicuramente non mancano le scintille dell'entusiasmo e del voler fare buona musica. Il consiglio è quello di uscire dall'idea che si ha di sé, che non significa tradire la propria missione di cavalieri del rock made in Italy, ma lasciare che la tradizione sia un plusvalore e non una pesante palla al piede da carcerato.