I Carnal Gore giungono al debutto con "Etrom", sono una delle macchine da guerra che il sud Italia attendeva con piacere d'ascoltare in formato full, ne rimarremo soddisfatti?
La band di Rob era pronta, il "Promo" del 2009 aveva messo in mostra delle potenzialità spiccate, una salutare dedizione alle mazzate più efferate, alle sventagliate thrash e alle derive melodiche senza che quest'ultime inficiassero il sound riducendolo alla solita riproposizione catchy modaiola del settore brutallaro.
"Etrom" o "Morte" è la summa del lavoro sinora svolto dal combo catanzarese, escludendo la titletrack e "Fall Of Berith" abbiamo fra le mani un album che per i più attenti scandagliatori dell'underground risulterà conosciuto all'orecchio. I brani restanti infatti sono le basi che hanno dato vita al demo omonimo del 2007 e al già citato promo, pezzi che nella loro riproposizione e inseriti quindi in una scaletta dalla dimensione più ampia e appesantita dalle canzoni nuove di pacca ci consegnano poco più di quaranta minuti degni di trovare immediatamente un'etichetta valida che li produca, chissà che non sia la Unique Leader che di act nostrani ne ha già attenzionati un paio e più?
Inutile dire che sia un po' di parte, "Serve Or Be Served" con il suo approccio thrashy mi è sempre piaciuta così come la violenza sprigionata dall'arrembante e tecnicamente ben composto assalto di "Into The Shrines Of Gith", adesso però a tali momenti di pieno sbattimento si possono e devono sommare una "Fall Of Berith" in cui l'ombra di Karl Sanders & Co. non è solo di passaggio, l'opener "Etrom", una sportellata mica da poco, e l'atmosfera creata dall'outro di "Imprisoned Soul" a cura di un personaggio particolare appartenente al sottobosco musicale italico, Bloody Hansen, autore e creatore del progetto horrorifico The Providence.
Qualitativamente i calabresi confermano quanto di grande si stia facendo da anni nella loro regione, la produzione è ben più che discreta e superiore anche a quella di colleghi rinomati che forse dovrebbero stare più attenti a certe scelte (stop alla plastica, è sin troppa).
Del resto il songwriting in lievi frangenti sembra stentare semplicemente per il fatto che tende a girare su se stesso impiegando soluzioni ripetute, la strada probabilmente più comoda ma che esclude il tentativo di una maggiore personalizzazione. Peccato perché le capacità strumentali e la prestazione di Rob dietro il microfono, decisamente varia ed equilibrata nell'alternare il growl/scream con una resa soddisfacente, mi forniscono la certezza che con un pizzico di sfrontatezza e istintività compositiva avrebbe avuto una dimensione più consona e aggressivamente minacciosa rispetto a quella odierna.
"Etrom" rimane comunque un signor disco e augurando loro sia il primo di una lunga serie v'invito, se ancora non l'aveste fatto, a far girare i Carnal Gore nel vostro stereo. Death metal? L'Italia continua a dire la sua.
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