Ambition è un titolo che si rivela alquanto efficace per gli italiani Apagoge, band formatasi nel 2007 e giunta da pochi mesi alla pubblicazione del secondo EP totalmente autoprodotto, dopo aver dato alla luce Berserk nel 2008. Fautori di un power melodic metal a tinte prog ed epic, i cinque ravennati dimostrano di essere un gruppo forte e compatto e, appunto, ambizioso. La loro forza sta soprattutto nell’aver raggiunto una maturità compositiva davvero degna di nota; nonostante si presentino al pubblico dall’alto di appena quattro canzoni, l’insieme si rivela infatti micidiale. Avvalendosi di un’autoproduzione di alto livello e di un suono d’insieme molto ben definito, gli Apagoge hanno saputo concentrare i loro sforzi -fortunatamente- anche sulle canzoni stesse, dimostrando di avere in serbo delle idee tutt’altro che limitate o confuse, come sarebbe pur lecito aspettarsi da una band giovane, in piena fase di sviluppo. Prendendo come punto di partenza un sound che faccia della potenza tipica del power e delle atmosfere prettamente sinfoniche i propri vessilli, i Nostri hanno saputo destreggiarsi in più ambiti, senza voler spingersi ostinatamente troppo al di là del necessario, ma neppure per questo rischiando di limitare in alcun modo le proprie esigenze creative.
Spesso è complicato ottenere un riscontro effettivo basandosi su quattro tracce soltanto, ma non è questo il caso. I pezzi qui presenti sono infatti essenziali per capire di che pasta sono fatti i nostri cinque giovani musicisti emiliani, a partire dalla titletrack Ambition, che ci mostra una band in formissima che pone i propri pilastri nella voce del cantante Willy e nelle ritmiche serrate del drummer Teo, una vera forza d’urto, implacabile e costante. Nonostante la canzone duri sei minuti, presenta alcuni momenti più rallentati, in cui prevalgono le atmosfere create da delle tastiere davvero ispirate, a cui va ad aggiungersi una chitarra mai troppo invadente, anzi, talvolta relegata anche fin troppo sullo sfondo. Smeagol è a tutti gli effetti un chiaro riferimento agli Opeth, voluto o non voluto che sia, tanto nell’inquietante melodia iniziale quanto nella modulazione vocale del cantato. A parte i riferimenti alla band svedese -che continuano in alcuni intermezzi centrali- la canzone si evolve in un power prog intelligente, spezzato qua e là da dei ritmi mai uguali tra loro, ma che comunque sembrano far di tutto per sovrastare gli altri strumenti presenti. Insomma, il lavoro lo si svolge bene, ma c’è troppa voglia di mettersi in mostra, utile in certi casi, ma scomoda ai fini della scorrevolezza del disco. Per quanto possa essere arduo scegliere l’episodio migliore in una ristretta manciata di brani, The Wooden Door si pone come l’apice di questo lavoro, dall’alto di ritmiche ancora più varie ed interessanti di quanto sentito in precedenza e di liriche che passano facilmente dal pulito al growl, quasi che gli Apagoge si volessero imporre come dei novelli Dream Theater o dei novelli Opeth (e certo ce ne sarebbe bisogno di questi tempi!). Canzone impegnativa più che impegnata, fuori da ogni più immediato canone, sicuramente il pezzo forte su cui puntare nell’immediato futuro. C’è tempo anche per un brano calmo, a tratti malinconico, dal ritornello intrigante, di quelli che, nella loro semplicità, non riescono proprio a levarsi dalla vostra testa, così come il cantato simile per intenzioni a quello di una sirena in mezzo al mare in tempesta. Il richiamo della natura umana emerge in tutto il suo pathos, elevando non di poco il livello qualitativo del lavoro svolto dalla band nostrana. Si tratta di Shadow from the Past, una canzone che, per certi versi, ricorda molto da vicino gli Amorphis, quelli di Silent Waters, tanto per intenderci.
Impossibile non rimanere colpiti dall’opera che abbiamo sotto i nostri occhi. Ambition è un EP che emerge in tutta la sua melodica irruenza e fa emergere allo stesso tempo le doti di questi cinque giovani musicisti, artisti ambiziosi, che certo sanno il fatto loro. Le qualità ci sono, lo stile -un power metal molto melodico- è quasi completamente definito, la voglia di creare, di comporre, secondo idee proprie, originali, è messa sempre più in risalto. Cosa manca? Un buon contratto discografico, forse. E tanta, tanta fortuna.
Recensione da parte di Metallized.it