Recensioni Band
Recensione Per ALCHEMY ROOM
INFORMAZIONE METAL Gli Alchemy Room è un gruppo proveniente dall’area torinese, nato nel 2007 grazie alle idee del chitarrista/tastierista Fabio La Manna. Nel 2009 è uscito il primo lavoro, Origin Of Fears, che viene riproposto da Nomadism Records sotto una nuova veste che vede l’aggiunta di tre nuovi brani che vanno a formare quello che è un vero e proprio ep dal titolo A Matter Of Time, come avete notato nel sottotitolo di questa recensione. Il genere proposto è un prog metal abbastanza variegato che mette molto bene in mostra le capacità compositive di Fabio La Manna e la coesione dei musicisti che lo compongono, tra i quali spicca la brava vocalist Irene Mondino. Un viaggio di ben 75 minuti tra echi di prog più ortodosso, come il new progressive dei Marillion (new negli anni ’80, ormai son passati trent’anni, quindi oggi li possiamo considerare dei classici a tutti gli effetti), psichedelia dei primi Pink Floyd ma anche heavy (…e tenete conto che i Maiden ormai sono progressivi più che mai ) e class metal… oltre agli immancabili Dream Theater ed una vena dark gothic piuttosto insolita, quindi originale, in questi ambiti . C’è però una cosa che ha ulteriormente favorito la mia simpatia verso questi ragazzi… Vedete, pur se qualche composizione può sembrare prolissa, ad esempio La Fin Absolue Du Monde sfiora i 15 minuti, i momenti musicali che le compongono non sono sbrodolate di fredda tecnica senza cuore, frutto di diplomi conseguiti nei vari istituti musicali che ormai invadono la nostra penisola. Si sente a pelle che questi ragazzi hanno lavorato in sala prove insieme, come insieme hanno costruito l’intero lavoro, suonando contemporaneamente come un vero gruppo deve fare. E se questo vuol dire qualche sbavatura di troppo o la batteria che a livello di acustica non è propriamente perfetta (…vogliamo parlare di quella che si ode in St Anger dei Metallica ??!!, quindi niente critiche in questo senso, please…), se la produzione non è iperpatinata, poco importa !!! La musica deve fornire emozioni… e qui ne troverete un bel po’.
4592 giorni fa · Da fabio la manna
Recensione Per ALCHEMY ROOM
FEMME METAL As far as Progressive Rock and Metal is concerned, you take the good with the bad. Some people love the intricate arrangements and endless songs, while others may find it somewhat of a bore. That brings me to Italy’s Alchemy Room. I doubt this album – which features their 2009 debut, "Origin of Fears" and their brand spankin’ new 3-song EP "A Matter of Time" – will do anything to change perceptions about Progressive Metal, fans of the genre should love this, non fans, not so much. The first 6-songs are taken from the bands 2009 debut "Origin of Fears", beginning with the intricate "Inside My Fear". Musically, Alchemy Room adds plenty of heaviness and classic metal style riffs to go along with the meticulously crafted songs. The second track is the monstrous epic "La Fin Absolue Du Monde". This song clocks in at whopping 15-minutes and really shows off the overall talent of these fine musicians, including vocalist Irene Mondino. The riffs come crashing in rapid fire succession. "Obsession Red Blood" and "Lost" are two more fine tracks, which lead us into the albums coup de grace with the two part "Waking the Child". The first part is 13-minutes long, while part 2 clocks in at close to 10-minutes. After that we have the 3-song EP "A Matter of Time". The songs on "A Matter of Time" are shorter and I think this is a more focused effort than "Origin of Fears". "Into the Deep" begins with a softer approach before the song slowly builds steam and eventually becomes a powerhouse of a track. The ethereal "Indigo" begins with a dreamy vibe to it and Irene Mondino turns in her best vocal performance. This track is a bit different from the other material presented here and really stood out for me, and also shows that the band is not afraid to spread their creative wings. The 7-minute title song continues with the softer direction, before the heavy riffs once again join the fray. This song also features a number of cool tempo changes. Musically, I would compare Alchemy Room to some of the heavier progressive metal bands like early Fates Warning (John Arch era) and early Queensryche. Alchemy Room is hampered by subpar production at times (mostly on "Origin of Fears", the production on "A Matter of Time" is much better), hopefully this is something that will be rectified on future releases. Judging by how the band has grown from "Origin of Fears" to "A Matter of Time", it really has me looking forward to their next full-length. I would highly recommend Alchemy Room to anyone who loves all things prog, epic and grandiose
4592 giorni fa · Da fabio la manna
Recensione Per ALCHEMY ROOM
METAL-ZONE Alchemy Room nasce nel 2007, a Torino, in seguito all'incontro tra La Manna [chitarrista e compositore] ed il batterista O.Monge. Nel 2008 raggiungono l'attuale line-up con la cantante Irene Modino e subito registrano questo Origin Of Fears, un disco intricato ed interessante. A livello tecnico ovviamente le prestazioni dei musicisti sono ottime, che non eccedono in virtuosismi pacchiani ma riescono a dosare benissimo i vari strumenti, concedendosi alle volte delle grandiose esplosioni sonore mantenute in ogni caso su standard elevati. L'album parte con ritmi dinamici e con una buona dose di frenesia, sintomo forse della volontà del gruppo di impressione l'ascoltatore fin dai primi pezzi: Inside My Fear rappresenta una positiva prova per la cantante, che si mette in mostra senza esagerare con la voce [ultimamente si sprecano i gruppi che usano una cantante solo per fare scena, mettendo i risultati musicali in secondo piano]; inoltre questo brano ci dimostra immediatamente quali siano le sonorità in cui il gruppo si muoverà per il resto del disco, ovvero Metal di contaminazione Progressiva, con suoni acidi, controtempi, tastiere, melodie atmosferiche avvolgenti. La Fin Absolue Du Monde è un pezzo eccezionale, che con i suoi 14 minuti abbondanti mette in luce tutte le qualità del gruppo nel creare suoni e melodie intricate e avvinghiate tra loro in una serie di letterali scontri sonori tra gli strumenti, che in certe sezioni mostrano il lato più veloce e pesante del gruppo, senza scadere nel banale. Anche la simile Waking The Child si mantiene su ritmi simili, sempre caratterizzata da sonorità acide ed accelerazioni, con buoni assoli ed una vena progressiva spinta all'estremo, ricordandomi in certe parti anche i primi Cynic [per fare un grosso nome]. La seguente Waking The Child part II rappresenta più una ballata, lenta e melodica, piuttosto piacevole. Nel complesso mi sento soddisfatto dell'ascolto di questo disco, un debutto veramente convincente per una band con passione e talento da vendere; il gruppo è tutt'ora in cerca di una etichetta e spero davvero che ne trovino una, fiducioso di poter ascoltare qualcosa di nuovo nei tempi a venire.
4592 giorni fa · Da fabio la manna
Recensione Per ALCHEMY ROOM
DARKROOM Gli Alchemy Room si formano a Torino nel 2007 come progetto solista del chitarrista/tastierista e compositore Fabio La Manna. Dopo alcuni cambi di formazione, una prima stabilità porta al disco autoprodotto "Origin Of Fears". In seguito firmano un contratto con la Nomadism, che decide di pubblicare nuovamente il disco d'esordio, aggiungendo ad esso tre ulteriori brani, che fanno parte di un EP dal titolo "A Matter Of Time". Quello che ne consegue è un lavoro composto da 9 brani in totale, ma di oltre 70 minuti, che si basa fondamentalmente su un progressive metal ricco di cambi di tempo e fraseggi arzigogolati (quindi decisamente eccessivo nella lunghezza totale), che tuttavia trattiamo con piacere in queste pagine perché pregno di atmosfere oscure e claustrofobiche, liquide e oniriche. L'unione di queste caratteristiche dona una singolarità al prodotto, che di per sé è già molto nell'inflazionato mondo musicale odierno; nessun paragone viene subito spontaneo (se non con i Cynic, per quanto riguarda il suono della chitarra 'clean' e per la ricerca di dissonanze e arrangiamenti fuori dagli schemi) e la tecnica è sopraffina. Rimangono tuttavia delle grosse lacune, a partire dalla produzione, veramente pessima: la batteria sembra registrata in uno scantinato, e quando parte con la doppia cassa, perde in potenza scomparendo dietro ad un muro di compressione. C'è poi la solita vecchia magagna di coloro che si accostano a questo genere, troppo spesso auto-celebrativi della propria tecnica quanto autolesionisti nel non comprendere che si potrebbe lasciare lo sfoggio della suddetta ad un particolare brano di lunga durata, evitando di somministrare al povero ascoltatore una serie di tracce che quasi mai si fermano sotto i 10 minuti. Quando poi nei brani in questione si inseriscono una ventina di riff ciascuno, allora è davvero troppo... Per carità, comprendo in pieno la devozione e la lunghezza dei tempi spesi per brani così complessi, oltre all'indiscutibile divertimento nel suonarli, ma mi chiedo perché, ad esempio, non valorizzare la voce della dotata Irene, invece di lasciarle i soli primi 2 minuti di ogni brano, per poi iniziare l'ennesima suite. Anche se, a vedere dalle nuove canzoni (quelle che fanno parte del recente "A Matter Of Time"), sembra che i Nostri abbiano assorbito a dovere questo tipo di lezione, sciorinando una serie di composizioni che mantengono un'adesione più consona alla forma-canzone e una durata più breve in generale. Pezzi come "La Fin Absolue Du Monde" e "Waking The Child I", appartenenti al primo disco, sono sicuramente affascinanti e suggestivi, ma comprendono al loro interno tutto ciò che la musica rock ha offerto negli ultimi 40 anni. Nel primo caso si passa da un serrato metal progressive a un intermezzo di parecchi minuti che fa il verso alla Floydiana "Echoes", per poi passare dai seventies dei Black Sabbath agli anni '90 del melodeath scandinavo: davvero molto ambizioso, ma anche un po' pretenzioso. Nel secondo caso si apprezza un gran ritornello che fa da collante a una suite che, nella parte finale, si perde in pirotecnici esercizi di virtuosismo. "Waking The Child II" è però un gioiello di pura classe, semiacustico nell'iniziale incedere in stile Gathering, che procede sviluppandosi tra diversi seppur omogenei spazi, senza strafare e voler stupire a tutti i costi, ma dosando alla perfezione le note appoggiate dei melodici assoli di chitarra, con il gusto barocco ma moderno di una composizione che cerca di librarsi tra gli schemi di una fiaba. Una maggiore linearità, come accennato, viene proposta con i brani di più recente estrazione, che però paradossalmente sembrano meno ispirati e privi dell'energia di quelli più datati; la malinconia di fondo viene messa in risalto (pur mancando quasi del tutto le parti di tastiera, che a mio parere erano fondamentali nel marchio di fabbrica del suono), c'è maggior spazio per le parti cantate (in bilico tra la più recente Anneke Van Giersbergen e Cindy Levinson), ma la particolarità e la singolarità del sound che caratterizzava "Origin Of Fears" si va perdendo in cullanti lamenti senza apparenti riferimenti. Probabilmente l'ideale equilibrio compositivo starebbe nel mezzo; auguro quindi a questa band di trovarlo al più presto, perché le potenzialità sono enormi ed il prossimo full-lenght potrebbe rivelarsi davvero interessante.
4592 giorni fa · Da fabio la manna
Recensione Per ALCHEMY ROOM
HEAVY-METAL Devo ammettere che ad un primo ascolto questo lavoro dei torinesi Alchemy Room mi aveva lasciato non poco perplesso; in più frangenti era come se il gruppo volesse suonare complicato anche quando non strettamente necessario, cadendo così nel solito clichè autoreferenziale. Il tempo si sa, porta consiglio e col passare degli ascolti il mio giudizio è diventato meno brutale. Pur essendo tutti di durata consistente, nelle tracce di questo "Origin Of Fears" melodia e atmosfere non solo non vengono mai tralasciate, ma finiscono per essere il fulcro attorno a cui ruota l'intero sound della band. Talvolta sfociando persino nella più pura psichedelia come in “La Fin Absolue Du Monde”, splendidamente costruita per metà su un tappeto di reverberi, voci di sottofondo ed echi dal deciso sapore pinkfloydiano. Altrettanto forti sono i richiami ai Marillion di Steve Hogarth negli arpeggi di “Waking The Child”, pezzo diviso in due parti che si apre col passare dei minuti alle più svariate soluzioni. Scomodare nomi di un certo livello può creare false aspettative in chi ascolta ma garantisco che a più riprese balzano all'orecchio soluzioni stilistiche fuori dal comune. Quando invece il gruppo si lascia andare ai virtuosismi, e qui veniamo alle note negative, lo fa in maniera forse troppo ingenua, finendo così per appesantire il sound. Nota di merito invece per le le lead vocals di Irene Mondino, dal sapore quasi onirico solo apparentemente in contrasto con il sound della band, con cui invece si sposano perfettamente dando vita a scenari interessanti. “Origin Of Fears” è sicuramente un buon punto di partenza per il gruppo torinese; con la giusta maturazione in fase di compositiva, sono certo che gli Alchemy Room sapranno ancora dire la loro in maniera tutt'altro che banale.
4592 giorni fa · Da fabio la manna
Recensione Per ALCHEMY ROOM
METALLUS La musica dei torinesi Alchemy Room, formazione nata appena nel 2007 e già passata all’esordio su disco, è di quelle che ti fanno viaggiare con la mente, ti portano sulla scia di mondi e luoghi mai visti, facendoti sognare e rendendoti partecipe di strane visioni. I sei brani contenuti in “Origin Of Fears” hanno testi che descrivono, come su un blocco di appunti, stati d’animo, sentimenti ed emozioni in un fluire non sempre facile da interpretare, ma comunque affascinante. L’immagine di copertina ha in sé una marcata ambivalenza per la sensazione di quiete, derivante dall’uso dei colori caldi, alla quale si accompagna però un senso di oppressione claustrofobica, derivante dalla mancanza quasi assoluta di dettagli. È come se gli Alchemy Room ti costringessero a guardare la realtà da dietro uno specchio che distorce, fino a quando non si riconoscono più le proprie sensazioni. In mezzo a questo affascinante scenario, la voce di Irene Mondino, che somiglia molto a quella di Dolores O’Riordan, si alterna a lunghe parti strumentali di ogni genere con estrema sicurezza. Il brano più interessante, più completo da ogni punto di vista, potrebbe essere “La Fin Absolue Du Monde”, nella quale si ricorre anche all’uso di un filtro per la voce, che sconfina in una lunghissima parte strumentale, e risulta più convincente della suite “Waking The Child”, divisa in due parti, comunque interessante ma forse un po’ più legata agli stilemi del progressive classico. La volontà di sperimentare è acutamente udibile anche in “Obsession Red Blood”, testo ridotto all’osso e un lungo sfogo strumentale a costruire tutto il brano. C’è moltissimo da ascoltare, quindi, per un gruppo che di banale, in questo momento, non ha assolutamente niente, e che potrebbe fare veramente molto per la scena underground italiana, se solo potenziato a dovere.
4592 giorni fa · Da fabio la manna
Recensione Per ALCHEMY ROOM
ROCK-IMPRESSIONS Nell’affollata palestra del goth-metal s’esercitano con costanza pure gli Alchemy Room i quali, in un unico ciddì, assemblano le tracce del promo “Origin of fears” del 2008 e dell’ep “A matter of time” (il quale dovrebbe costituire una anticipazione di un disco lungo in preparazione). Purtroppo una produzione povera (ma ribadisco che “Origin…” è una demo!) non esalta la complessa e finemente intarsiata struttura di brani che presentano più spunti di interesse, a loro favore va in fatti ascritta una limpida adesione alla corrente genuinamente progressiva, con composizioni che, è il caso de “La fin absolute du Monde” (gran bel titolo!), vanno a sfiorare il quarto d’ora di durata, mentre le due composite parti di “Waking the child” assommano addirittura a circa venticinque minuti totali! Dei tour de force che pochi osano affrontare, ed ancor meno solo coloro che lo fanno con cognizione, e che gli Alchemy Room superano con agilità, approfittando inoltre della notevole estensione delle canzoni per inserirvi porzioni strumentali oniriche e vagamente inquietanti che arricchiscono di pathos trame ricche di cambi di tempo e di cangianti atmosfere, ora acustiche e soffuse, ora decisamente elettriche. La voce di Irene Mondino dimostra già carattere, Fabio La Manna si accredita quale compositore attento, l’operato di Mauro Mana (basso) e di Andy O. Monge (batteria) riesce ad emergere anche se la citata produzione non rende appieno giustizia proprio alla sezione ritmica; l’ottimamente orchestrata “Obsession red blood”, dalla palese attitudine cinematografica, certifica che l’insieme, all’epoca della sua pubblicazione ancor giuovine, vantando poco più d’un anno di vita, possedeva già idee chiare circa la direzione da intraprendere, e sopra tutto una varietà di fonti dalle quali attingere tale da poter facilmente superare i limiti di genere, nel caso del gothic metalleggiante troppo spesso auto-imposti per mascherare carenze compositive imbarazzanti. I tre episodi che compongono “A matter of time” sono caratterizzati da una maggiore coesione, il processo di maturazione del quartetto compie un ulteriore step e le striature etniche di “Indigo” ne sono un evidente indizio, la componente tipicamente oscura s’affievolisce a vantaggio di soluzioni più fresche che, se ulteriormente sviluppate in futuro, potrebbero far emergere questi validi musicisti dalla massa informe di band anonime che infestano il settore. Affermare che il futuro degli Alchemy Room sia già stato scritto significherebbe giuocare d’azzardo, e ciò non mi si confà, sicuramente questi nove brani, sopra tutti i tre di “A matter…” rappresentano un buon principio di un cammino artistico che, mi auguro, sia il più possibile durevole. AM
4592 giorni fa · Da fabio la manna
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