“Like Puppets” è il titolo scelto per rappresentare la loro prima raccolta ufficiale di canzoni inedite pubblicata ad inizio settembre. Il disco è composto da sei brani (sette se si include anche la versione acustica di “Magic Valley”), contraddistinti da una chiara attitudine pop rock. Il lavoro, soprattutto per la scelta di scrivere in lingua inglese, risente particolarmente delle influenze britanniche e – in maniera ancor più netta – d’Oltreoceano. La cosa è suggerita inoltre dal suono ruvido, nonché graffiante, che si palesa durante l’ascolto globale dell’Lp. Sonorità lo-fi che ricordano quelle statunitensi del vero indie rock dei primi anni novanta e sulle quali gli Storm Of Rays dovrebbero insistere di più per non soffocare quell’incisività e quell’immediatezza che resero così dirompente il sound dell’epoca. Alla forte componente garage sprigionata dal trio chitarra, basso e batteria, si accostano, in maniera forse un po’ inusuale, i fraseggi tipicamente new wave delle tastiere e dei synth come accade nel brano iniziale “Nasty Bug”, nell’inciso di “Summer Morning”, piuttosto che sul finale della title-track. Composizioni, queste, che richiamano spesso al sound degli MGMT. Tastiere che, in altri casi, ammorbidiscono un po’ troppo l’impostazione post grunge delle canzoni attenuando così la schiettezza musicale di base. Questo contribuisce, il più delle volte, a dare un piglio maggiormente pop alle atmosfere dal momento in cui le chitarre vengono lasciate in secondo piano senza permettergli esplodere in energici assoli. Ciò accade in particolare nel bridge di “School” e nella seconda metà di “Every Night”.
“Like Puppets” è dunque il biglietto da visita di una band ancora un po’ acerba ma piena di entusiasmo, determinata, e con ampi margini di miglioramento.